Ricuciamo la Val Polcevera
Alla tragedia del Ponte Morandi e alla conseguente frattura del tessuto urbano e sociale, ha fatto seguito, oltre la necessaria ricostruzione del ponte San Giorgio, una rinnovata attenzione nei confronti di un territorio mortificato dal pesante impatto dello sviluppo industriale a beneficio dell’intera città. Ora si apre una nuova stagione, durante la quale si potrà procedere ad una rivalorizzazione dell’intero territorio.
La val Polcevera è una valle composita, dove agli edifici di rilievo storico artistico e religioso, si affiancano gli antichi opifici e le ristrutturazioni postindustriali. Emblematica è la presenza in una stessa area di poche centinaia di metri, sia dell’Abbazia del Boschetto, luogo d’elezione di una parte delle famiglie patrizie genovesi per diversi secoli, sia dell’Archivio della Fondazione Ansaldo, uno dei più ricchi tra quelli dedicati alla storia dell’Industria italiana.
Sono inoltre ancora visibili e vive le tracce della precedente vocazione agricola del territorio: oggi, incastonati tra gli interventi legati alla nuova viabilità ferroviaria e automobilistica, sopravvivono gli antichi percorsi, spesso sconosciuti ai più, che attraversano per molta parte le aree rurali della bassa valle. Percorsi che è importante ritornino a essere promossi per la loro utilità, bellezza e per restituire unità e identità all’intera zona. La bicicletta è il mezzo ideale per favorire questa azione di conoscenza e ricucitura della bassa valle e per favorirne il collegamento con Sampierdarena.
Il percorso, di circa 24 km, partendo dall’alta Valbisagno, supera il valico di Forte Begato, attraversa Fregoso, Costa di Begato e Geminiano per scendere sul Torrente in sponda sinistra. Risale poi la valle attraverso Fegino e Coronata. In futuro potrà trovare la sua naturale conclusione nel Parco del Polcevera, lungo i tratti ciclabili che lo attraverseranno.
Il tracciato è interamente su asfalto salvo alcuni brevi tratti gradinati, che andranno percorsi spingendo la bici a mano. La proposta si arricchisce, in quanto sfrutta l’intermodalità con il mezzo pubblico. La partenza ideale infatti è dal capolinea alto della funicolare Zecca Righi ed il terminale alla stazione FS di Genova Sampierdarena. Sia la funicolare che i treni regionali trasportano gratuitamente la bici rendendo così facile spostarsi da e per le zone interessate.
Stazioni:
1. Funicolare Zecca – Castellaccio detta del Righi
E’ l’impianto di maggiori dimensioni e collega largo Zecca (via Targa), in centro città, con le alture genovesi del Righi. La vocazione turistica dell’impianto trova compimento lungo il percorso: la stazione inferiore della Zecca si trova nel cuore del centro storico, vicinissimo a via Garibaldi e ai Musei di Strada Nuova, ai vicoli e alla zona di sottoripa e al mare; la stazione della Madonnetta si apre sull’omonimo Santuario al cui interno si trova il Presepe perenne con la ricostruzione di scene di vita della Genova medievale. Al capolinea superiore del Righi inizia il parco delle Mura.
2. Parco delle Mura
Il magnifico paesaggio dell’Area Naturale Protetta d’interesse locale “Parco delle Mura” deve il suo nome alle Mura Nuove, erette nel Seicento a maggior difesa della città e del suo bacino portuale; queste sono ancora ben conservate e circondano Genova in un abbraccio alto e quasi invisibile per chi vive e si muove giù in basso, nelle vie del centro. Sono un monumento urbanistico e storico unico e prezioso e costituiscono un magnifico luogo di incontro fra la città e la natura – a tratti selvatica e selvaggia – che la circonda. Oltre alle Mura seicentesche il Parco comprende alcuni forti militari costruiti fra il XVII e il XIX secolo e tutela i valori naturalistici di quest’area in cui vivono alcune specie animali e vegetali protette perché rare o endemiche.
3. Forte Begato
Il possente complesso del forte, munito di bastioni angolari e cortile centrale, sostenuto da un ampio terrapieno, fu edificato tra il 1818 e il 1831 dal Genio Militare Sabaudo. Poteva alloggiare 840 soldati e, nella polveriera, 41000 chilogrammi di munizioni; aveva inoltre 1500 metri quadrati di magazzini.
4. Torre di Granarolo
Nel 1818 il Corpo Reale del Genio Sardo, nel quadro di difesa delle Nuove Mura, decise la costruzione di alcune torri di difesa avanzate rispetto alle mura stesse: quattro sul lato della Val Polcevera e quindi a ponente ed altre tre sul lato di levante che guarda la Valle del Bisagno. Il loro scopo doveva essere la protezione delle parti più esposte delle mura e per questo ne fu iniziata la costruzione proprio al vertice di quei promontori che davano un accesso diretto alle stesse. La Torre di Granarolo è una delle quattro della Val Polcevera ed è posta a difesa della Porta omonima.
5. Fregoso
Il toponimo della località cresciuta lungo il percorso di una delle tante “vie del sale” si deve mettere in relazione alle piante di felce che vi vegetavano. Originaria di questa località è la famiglia dei Campofregoso che rivestì fra il XIII e XVI secolo, un ruolo primario nella storia della Repubblica di Genova con ben 13 dogi.
6 e 7. Aree boschive
L’abbandono delle campagne ha favorito il ritorno del bosco. In queste due aree troviamo un fitto bosco misto composto da carpini, frassini ornielli, roverelle, castagni. Qua e là, nelle zone più assolate, troviamo anche i lecci e lembi di macchia mediterranea.
8. Chiesa di Santo Stefano in Geminiano
Secondo alcune fonti storiche un primo edificio di culto a Geminiano o Zeminiano, come citato in diversi documenti dell’epoca, potrebbe risalire al X secolo (972). La chiesa fu fondata come cappella sepolcrale della famiglia Fregoso, originaria del vicino omonimo paese, successivamente aperta al culto a favore dei fedeli del paese. La prima citazione ufficiale si trova nel registro arcivescovile delle decime del 1143, dove la cappella è indicata come dipendente dalla pieve di Santa Maria di Rivarolo. Nella chiesa si conserva una Deposizione lignea del XVIII secolo, una statua della Madonna del Rosario di Domenico da Bissone e due dipinti attribuibili alla scuola di Paolo Gerolamo Piola.
9. Antica chiesa di San Francesco alla Chiappetta
Fino alla metà del XIX secolo la chiesa e il convento si trovavano sulla sponda destra del Polcevera, all’interno dell’ampia ansa formata dal torrente. Quando intorno al 1850 fu costruita la ferrovia Genova-Torino, fu rettificato ed arginato il corso del torrente eliminando l’ansa da questo formata. Fu scavato, per circa 500 m, un nuovo tratto di letto che tagliava la base della collina di Murta immediatamente a monte del convento di San Francesco, che in tal modo passò dalla destra alla sinistra del Polcevera e fu in breve tempo contornato da numerose abitazioni costruite sul vecchio greto del torrente, ora interrato, che andavano progressivamente a costituire l’attuale abitato di Bolzaneto.
10. Villa Cattaneo dell’Olmo
Edificata su un fondo della famiglia Grimaldi nel XV secolo. Dell’impianto originario sopravvive poco, infatti dopo molteplici passaggi di mano tra vari proprietari e famiglie genovesi, la villa fu ereditata dalla famiglia Cattaneo che, nel XVIII secolo la fece riedificare eliminando quasi completamente quanto sopravvissuto ai secoli. Nel 1978 l’edificio fu acquistato dall’Ansaldo, che possedeva gran parte degli ex terreni agricoli circostanti, riconvertiti in attività industriali e siderurgiche. Un lavoro di restauro ha permesso il recupero della struttura che è oggi la sede di rappresentanza della Fondazione Ansaldo che ospita anche un grande archivio del patrimonio storico-archivistico prodotto dal sistema imprenditoriale genovese da metà ottocento fino ai giorni nostri.
11. Abbazia di San Nicolò del Boschetto
Fondata come semplice cappella e soggetta al giuspratronato della famiglia Grimaldi dal 1311, l’antica ecclesia di San Nicola vide l’insediamento dei benedettini a partire dal 1412, quando Ludovico Bardo, riformatore dell’ordine e fondatore dei cistercensi, diede incarico a don Gioacchino da Pavia di intercedere per fondarvi un convento, dal momento che quel luogo era ritenuto un importante presidio strategico, data la posizione nella valle del Polcevera e lungo l’antica via Postumia. Molte tra le maggiori famiglie genovesi fecero cospicue donazioni all’abbazia e la scelsero come luogo di sepoltura. Qui riposano alcuni dogi, tra cui Luca Grimaldi.
12 e 13. Zone agricole
La Valpolcevera è un territorio prevalentemente rurale che ha avuto in passato una forte vocazione agricola, con piccole attività familiari e aziende diretto-coltivatrici. Ancora oggi fra manufatti di archeologia industriale, fabbriche moderne e poli logistici sopravvivono aree con coltivazioni dove sembra che il tempo si sia fermato.
14. Archeologia industriale del Lago Figo
In prossimità del complesso polisportivo, si può osservare un possente muraglione a valle del quale si erge una curiosa colonna di cemento. Il muraglione è in realtà una diga, e l’intero piazzale sul quale sorgono i fabbricati dell’impianto era un lago; la colonna sosteneva una grande ruota idraulica e faceva parte di un complesso di opifici che per funzionare necessitavano della forza motrice generata dalla caduta dell’acqua.
15. Parco Avventura
Il parco P.E.S.E.A. è il primo parco ecologico ed educativo nato in Liguria, esempio virtuoso di come la produzione di energia da fonti rinnovabili possa integrarsi in un contesto rurale a pochi passi dal contesto cittadino. Un progetto anche didattico di sensibilizzazione sull’energia pulita.
16. Zone agricole
Anche qui sulla collina di Coronata sopravvivono delle zone agricole volte alla produzione di ortaggi ma non solo. E’ famoso il Val Polcevera Coronata doc, vino prodotto con uve dei vitigni Bianchetta Genovese, Vermentino e Albarola che può essere abbinato a diversi piatti della cucina ligure, dai primi (lasagne o gnocchi col pesto, pansoti col sugo di noci), alla zuppa di pesce, al polpo e al pesce, alle fritture, alla cima alla genovese, alla torta pasqualina, ed anche a molti altri piatti tipici regionali come focaccia, focaccia con le cipolle e torte salate.
17. Area boschiva
Il versante nord della collina di Coronata è ricoperto da boschi che in parte si sono estesi per l’abbandono delle zone coltivate più disagiate. Risalire per via del Purgatorio avvolti dalle fronde degli alberi ha il suo fascino.
18. Santuario di nostra Signora Incoronata
E’ uno dei più antichi santuari mariani della Liguria venne costruito nel XII secolo su una preesistente cappella dedicata a S. Michele. Appartenne dapprima ai cistercensi e poi ai Canonici Regolari di Sant’Agostino, confluiti nel 1825 nella congregazione dei Canonici Lateranensi, che ancora oggi reggono la parrocchia. Nella galleria degli ex voto sono esposte due statue lignee, chiamate popolarmente Pacciûgo e Pacciûga, raffiguranti una coppia di sposi nei tipici costumi genovesi del Settecento. Ai due personaggi è legata una leggenda popolare ambientata nell’XI secolo.
19. Vista sul ponte San Giorgio
Era la mattina del 14 agosto 2018, alle ore 11:36, quando la pila 9 del viadotto crollò, causando la morte di 43 persone tra automobilisti in transito e alcuni dipendenti dell’AMIU al lavoro nella sottostante isola ecologica. A seguito del disastro, 566 residenti della zona circostante dovettero essere sfollati e molti edifici residenziali troppo vicini al viadotto vennero successivamente demoliti. Tale fu anche il destino delle porzioni residue del ponte che è stato poi sostituito da una nuova struttura denominata viadotto Genova San Giorgio.
20. Zona agricola
In questi 7 ettari fra la collina e la sottostante Campi è nato l’orto collettivo più grande d’Europa. Qui più di 300 persone collaborano spalla a spalla per realizzare e coltivare i terrazzamenti nascosti tra la boscaglia.
21. Cappelletta della Madonna
Qui il 4 giugno 1800 fu firmata l’onorevole resa dei francesi di Massena. Gli austriaci entrarono in Genova, ma venti giorni dopo, sconfitti a Marengo da Napoleone abbandonarono definitivamente la città.
22. Parco della Fiumara
Parco urbano con annesso centro commerciale sorto con la riqualificazione di un’area immensa su cui giacevano, ormai inutilizzati, i capannoni dello stabilimento meccanico Ansaldo, un tempo perla industriale, centro di gravità per gli operai genovesi. Da qui si possono raggiungere i binari della stazione di Genova Sampierdarena e rientrare in centro con treno+bici.